Gli effetti sul cervello della trascuratezza in età infantile

Manuela, penultima di 9 figli, dall’età di sei anni è cresciuta in orfanotrofio, e i genitori sono andati a trovarla solo un paio di volte; non tornava a casa neanche durante le feste natalizie.

Simone indossava sempre i vestiti del fratello e dei cugini maggiori, quasi mai i genitori gli compravano qualcosa di nuovo; in realtà non si curavano neanche di comprargli i libri scolastici e seguirlo nello studio, e ricorda con dolore di essere stato l’unico tra i fratelli a cui non sono stati curati i denti.

Martina ha perso il padre all’età di cinque anni e da allora è cresciuta con una madre così depressa da non essere pienamente in grado di prendersi cura di lei.

Federica è cresciuta con gli zii, perché i genitori non riuscivano ad occuparsi di lei né economicamente né emotivamente, ed hanno sempre pensato che tra i fratelli potesse essere quella che poteva cavarsela lontano da casa.

Claudio non ha ricordi infantili con i genitori che sono sempre stati molto impegnati con il lavoro, ma solo con la babysitter.

Cos’è che accomuna queste storie sebbene siano molto diverse tra loro? La trascuratezza e la deprivazione.

Si potrebbe pensare che i traumi per i bambini siano atti estremi e pericolosi come l’abuso fisico o sessuale, tuttavia la trascuratezza reiterata nel tempo può diventare un problema serio quando i genitori sono sopraffatti da altre necessità nelle loro vite, non sanno come essere di supporto, evitano di entrare in relazione col bambino o utilizzano l’abbandono o la deprivazione come forma di punizione.

Anche se questo tipo di trauma è più silenzioso e può passare quasi inosservato, i suoi effetti nel cervello di un bambino sono simili a quelli prodotti da traumi più scioccanti: paura, percezione di pericolo, sensazione di impotenza e disperazione, chiaramente con le dovute differenze a seconda delle esperienze e della soggettività del bambino stesso. La risposta di stress resta attiva nel tempo e si ha difficoltà ad elaborare in modo funzionale l’accaduto. Nei casi più gravi possono presentarsi anche risposte dissociative o reazioni  “fuga psicologica”, che possono essere le uniche alternative all’impossibilità di una fuga reale.

Un’eccessiva attivazione dei circuiti di risposta allo stress durante il periodo della crescita può avere effetti dannosi sullo sviluppo dei circuiti cerebrali, unito a problematiche comportamentali, cognitive e interpersonali, che possono essere gli unici segni visibili e tangibili della sofferenza.

Se sai di aver subito trascuratezza e deprivazione, oppure hai questa sensazione anche se non hai dei ricordi chiari, non dovresti sottovalutare ciò che hai vissuto, perché potrebbe essere la base delle difficoltà emotive, relazionali e comportamentali in età adulta

Talvolta alcuni ricordi rimangono “impliciti”, fissati nella memoria inconscia e corporea, ma non si è in grado di “riportarli alla mente”.

In tutti questi casi un percorso psicoterapeutico può aiutare nell’elaborare i ricordi di cui si ha consapevolezza e arrivare a capire ciò che è inconsapevole ma determina il proprio modo di agire disfunzionale.

Personalmente in questi casi utilizzo con successo una doppia metodologia: l’approccio psicoanalitico e l’EMDR.

Se pensi di aver vissuto qualcosa di simile a ciò che ho descritto, puoi chiedermi informazioni o richiedere un appuntamento attraverso il modulo presente sul sito, mandarmi una mail all’indirizzo flore.mga@gmail.com oppure chiamare o mandare un messaggio al numero 3283451863.

Maria Grazia Flore

Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

Riferimenti bibliografici

Baldwin M., Korn D. (2021), Ogni ricordo merita rispetto. EMDR, la terapia per guarire dal trauma, Edra, Milano.

Shapiro F. (2019), EMDR. Il manuale. Principi fondamentali, protocolli, procedure, Raffaello Cortina, Milano.

Recensione del libro “Il colloquio di valutazione psicosociale in gravidanza e dopo il parto” di Grussu e Quatraro

È ancora molto diffusa nel nostro contesto sociale l’idea che la gravidanza e il post partum siano dei periodi idilliaci in cui la donna e tutto il nucleo familiare sperimentano esclusivamente emozioni positive; dall’altro estremo, quando vengono messi in luce fatti di cronaca quali il suicidio nel periodo successivo al parto o l’infanticidio, questa fase di vita viene vista come particolarmente a rischio. Benché queste due esperienze esistano, molto più frequenti sono le situazioni in cui la donna si trova a sperimentare delle ambivalenze verso il bambino e/o la nuova situazione che sta vivendo, con malesseri e disagi che dovrebbero essere sempre presi in carico. Lo strumento che ci presentano gli autori, che costituisce l’inizio dell’intervento, è il colloquio di valutazione psicosociale.
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Se invece sei interessata ai miei servizi nei peridi della gravidanza e del post-partum puoi visitare la sezione Psicologia Perinatale.

Il trauma della nascita pretermine

Nell’evento della prematurità non è solo il bambino a non essere pronto a nascere: anche la madre e il padre si trovano a diventare genitori in un periodo in cui i processi psichici della gravidanza non sono ancora stati completati. Non a caso vengono chiamati ​genitori prematuri, espressione che sta ad indicare il difficile adattamento alla genitorialità che essi devono affrontare, con possibili conseguenze sulla loro vita mentale.

Come mette in evidenza Ammaniti (1992), in particolare per le nascite che avvengono tra 24° e 32° settimana, la gravidanza viene interrotta in un momento in cui le rappresentazioni dei genitori si stanno ancora sviluppando e il bambino immaginario è molto vivido nella mente della madre e del padre, che faranno inevitabilmente il paragone tra il bambino immaginato, desiderato e idealizzato e quello reale.

Inoltre, molto spesso, la madre in queste settimane di gestazione non ha completato la percezione del bambino come essere umano separato da sé: in questi casi la conseguenza è che la separazione del parto viene vissuta come uno “strappo”.

Purtroppo la madre stessa talvolta si percepisce inadeguata perché il parto prematuro le rimanda un’immagine di sé negativa e un vissuto di fallimento. Anche se razionalmente la donna sa di aver fatto tutto il possibile per il suo bambino, ad un livello profondo può comunque sentire questi vissuti. Ciò che deve mettere in atto è quindi un lavoro psichico di elaborazione del lutto, in cui deve elaborare sia la perdita del ​bambino immaginario che la perdita della sua immagine di “buona madre” (Coppola et al., 2004).

Successivamente al parto i genitori si trovano a vivere momenti altamente stressanti e vissuti di impotenza; si trovano a sperare che il bambino sopravviva ma anche a vivere un sentimento di lutto anticipato nel timore della perdita. La paura della morte del figlio può portare i genitori anche ad atteggiamenti di ritiro nei suoi confronti (Linhares et al., 2000).

Nelle settimane successive la possibilità che il bambino riesca a sopravvivere aumenta, e i genitori riescono così a riallacciare un rapporto con lui; in questo periodo possono riuscire ad esprimere quei sentimenti di rabbia e frustrazione a cui precedentemente non potevano avvicinarsi.

Nella maggior parte delle coppie che ho accompagnato nell’elaborazione della nascita pretermine, gli aspetti maggiormente stressanti sono stati questi:

  • timore per la vita o la salute del bambino;
  • parto improvviso e/o problematico;
  • non poter tornare a casa insieme al bambino quando viene dimessa la madre;
  • il neonato deve stare in incubatrice finché è necessario, collegato ad apparecchiature mediche, talvolta intubato e alimentato artificialmente;
  • i primi contatti tra genitori e figlio non avvengono in un contesto intimo e riservato.

Talvolta il parto pretermine e ciò che accade successivamente può costituire un vero e proprio trauma per i genitori, che se non elaborato può portare alla compromissione della qualità della vita, sintomi di vario tipo e compromissione della qualità del rapporto col bambino o della relazione di coppia.

Possibilità terapeutiche

Terapia EMDR

È un approccio terapeutico nato per l’elaborazione dei traumi, che raggiunge determinati risultati:

  • i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico risultano meno intensi;
  • i pensieri intrusivi si attutiscono o spariscono;
  • le emozioni e le sensazioni fisiche negative si riducono di intensità;
  • le credenze negative che una persona ha di sé (es. “non nono una buona madre”, “mio figlio è costantemente in pericolo” ecc…) cambiano e si sviluppano credenze più realistiche e funzionali;
  • si distinguono meglio i pericoli reali da quelli “immaginari” condizionati dall’ansia;
  • i comportamenti, di conseguenza, diventano più funzionali.

Terapia Psicoanalitica

È un processo che si propone di influenzare situazioni di sofferenza con mezzi psicologici verbali, e nel caso del parto pretermine ciò che ci si propone è:

  • comprendere la propria storia personale, le motivazioni e le circostanze della propria vita, ovvero creare un senso al passato e alla sofferenza della persona;
  • raggiungere un senso di di controllo della propria vita;
  • riconoscere, esprimere e padroneggiare emozioni e sentimenti;
  • sviluppare la capacità di far fronte alle avversità della vita;
  • migliorare la percezione di sé, la relazione con il bambino e di coppia.

Il progetto terapeutico viene individualizzato, quindi “cucito” addosso alla singola persona a seconda della sua storia e della sua soggettività. In alcuni casi posso far utilizzare la scrittura espressiva come coadiuvante terapeutico.

Se sei una madre, un padre o una coppia che ha vissuto questo evento, per richiedere un appuntamento potete contattarmi attraverso il modulo presente sul sito, mandarmi una mail all’indirizzo flore.mga@gmail.com oppure chiamare o mandare un messaggio al numero 3283451863.

Se sei un/a collega psicologa o psicoterapeuta e sei interessata/o a saperne di più sulle modalità di intervento nei casi di nascita pretermine puoi iscriverti al Master in Psicologia Perinatale di Obiettivo Psicologia, in cui insegno le modalità di intervento nei casi infertilità, lutto perinatale e nascita pretermine.

Maria Grazia Flore

Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

Riferimenti bibliografici

Ammaniti M. (1992), ​La gravidanza tra fantasia e realtà, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.

Coppola G., Cassibba R. (2004), ​La prematurità. fattori di protezione e di rischio per la relazione madre-bambino​, Carocci, Roma.

Linhares M.B.M., Carvalho A.E.V., Bordin M.B.M., Chimello J.T., Martinez F.E., Jorge S.M. (2000), Prematuridade e muito baixo peso ao nascer como fator de risco ao desenvolvimento psicológico da criança, ​Cadernos de Psicologia e Educação Paidéia, 10: 60-69.

Cos’è la terapia EMDR?

L’EMDR è l’approccio terapeutico maggiormente validato scientificamente per l’elaborazione del trauma.

Con L’EMDR si possono trattare gli eventi traumatici che mettono a rischio la propria incolumità fisica o delle persone molto vicine, come ad esempio lutti, aborti, maltrattamenti, abusi sessuali, incidenti, calamità naturali. Si possono altresì trattare i traumi relazionali, che mettono in discussione l’immagina positiva che si ha di sé e la propria identità. Questi traumi solitamente vengono vissuti nell’età dello sviluppo.

Durante un’esperienza traumatica le informazioni restano intrappolate e mantengono attive emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche disturbanti presenti al momento dell’evento traumatico.
Tutte queste informazioni conservate in modo disfunzionale restano congelate e isolate all’interno delle reti neurali e sono incapaci di mettersi in connessione con le altre reti per fornire informazioni utili.

Le informazioni racchiuse nelle reti neurali, non riuscendo a essere elaborate, continuano a provocare disagio alla persona fino a portare all’insorgenza di grandi difficoltà e psicopatologie.

Lo scopo del trattamento delle memorie traumatiche è quello di ricostruire l’interezza degli eventi vissuti, di associare le diverse componenti frammentate (emotiva, sensoriale, motoria, cinestesica, cognitiva), assimilarle e permetterne l’integrazione nella narrazione autobiografica della persona, ossia la storia della propria vita.

Dopo un trattamento di terapia EMDR si ottengono diversi risultati:

  • i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico risultano meno intensi;
  • i pensieri intrusivi si attutiscono o spariscono;
  • le emozioni e le sensazioni fisiche negative si riducono di intensità;
  • le credenze negative che una persona ha di sé (es. “non valgo”, “non sono degno”, “sono cattiva”…) cambiano e si sviluppano credenze più realistiche e funzionali;
  • si distinguono meglio i pericoli reali da quelli “immaginari” condizionati dall’ansia;
  • i comportamenti, di conseguenza, diventano più funzionali.

L’EMDR è un approccio che ha alle spalle 30 anni di ricerca e circa 3.000 articoli pubblicati, è evidence based (basato sulle evidenze scientifiche) ed è approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (dal 2013), dall’American Psychological Association, dall’American Psychiatric Association, dall’International Society for Traumatic Stress Studies e dal Ministero della salute italiano.

Cosa si può trattare con l’EMDR?

  • Traumi relazionali infantili, che sono alla base di molte psicopatologie;
  • Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD);
  • Disturbo da attacchi di panico;
  • Volontà suicidiaria;
  • Depressione;
  • Ansia.

Se pensi di aver vissuto un trauma, in età infantile, adolescenziale o adulta che ti crea delle problematiche, delle difficoltà relazionali, una bassa autostima o una psicopatologia (ansia, panico, depressione ecc.) puoi contattarmi per chiedere maggiori informazioni o fissare un appuntamento.

Puoi chiamare o mandarmi un messaggio al numero 3283451863, inviarmi una mail a flore.mga@gmail.com o contatttarmi attraverso il modulo contatti presente sul sito.

Maria Grazia Flore

Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR.

Evidenze scientifiche della terapia on line per i disturbi d’ansia

Ansia funzionale e ansia patologica: quali differenze?

Il termine ansia definisce uno stato psicofisico caratterizzato da una sensazione di apprensione, di incertezza, di paura e di allarme che può presentarsi anche in assenza di un pericolo oggettivo. Nell’ansia è presente la preoccupazione per il prefigurarsi di un pericolo imminente, dal quale non c’è possibilità di scampo e che viene considerato inevitabile. 

Alla sintomatologia emotiva si accompagnano sintomi neurovegetativi, solitamente aumento della sudorazione, tachicardia, tensione muscolare, aumento di pressione, tremori, disturbi dell’apparato digerente. 

Si differenzia della paura perché mentre quest’ultima rappresenta una risposta emotiva a una minaccia reale, l’ansia risulta priva dell’oggetto scatenante oppure questo non è chiaramente riconosciuto come tale dal soggetto. 

Non sempre l’ansia è una manifestazione negativa perché è un meccanismo innato che permette di affrontare un eventuale pericolo con un adeguato aumento della vigilanza, dell’attenzione e della risposta di attacco o fuga. In questo senso l’ansia  permette di adattarsi all’ambiente, migliorando le prestazioni. Si presenta una condizione patologica quando il livello di ansia inibisce anziché attivare la persona e interferisce con le sue prestazioni sia fisiche sia motorie. 

Breve panoramica dei disturbi d’ansia

I disturbi d’ansia più diffusi sono:

  • Agorafobia: il timore di attraversare gli spazi aperti, anche di uscire di casa.
  • Fobia Sociale: la paura di affrontare le situazioni sociali in cui si è esposti alla presenza e al giudizio altrui per il timore di apparire incapaci o ridicoli e di agire in modo inopportuno.
  • Disturbo di panico: ripetuti attacchi di panico tipicamente accompagnati dalla paura di un attacco futuro o da cambiamenti nel comportamento atti a evitare situazioni che possono predisporre agli attacchi.
  • Disturbo d’Ansia Generalizzato: sintomi ansiosi (sia psichici che fisici) che non sono legati ad una causa specifica. Chi ne soffre tende ad essere costantemente in allerta, a preoccuparsi eccessivamente per qualsiasi cosa.
  • Fobia Specifica: una paura intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia.
  • Ipocondria: costante apprensione per la propria salute e ansiosa o ossessiva tendenza a sopravvalutare i minimi disturbi.

Le evidenze scientifiche della terapia on line

Da diversi anni vengono compiuti studi per verificare se la terapia on line è valida ed efficace quanto quella vis à vis per i disturbi d’ansia. Si sono rilevati grandi miglioramenti nei soggetti che hanno partecipato a diversi interventi psicologici online, con una gamma di disturbi clinici che includono disturbi di panico (Klein & Richards, 2001) e i disturbi post-traumatici da stress (Lange, Van de Ven, Schrieken, Emmelkamp, 2001). Altri studi condotti con gruppi di confronto rilevano successi terapeutici, ad esempio nella riduzione del livello di ansia e del numero degli attacchi di panico (Hunsley et al. 2007).

Molte sono state le ricerche volte a valutare l’efficacia della psicoterapia online sia in termini clinici che di supporto e consulenza, sia in termini di comunicazione, comprensione e alleanza terapeutica con risultati del tutto positivi in modo analogo alle modalità in presenza (Cohen e Kerr, 1998; Knaevelsrud e Maercker, 2006).

Anche l’American Psychological Association ha studiato l’andamento delle consulenze e psicoterapie online  e sono stati tratti risultati incoraggianti e di reale efficacia.

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Baby Blues e Depressione post-partum: come differenziarli e come affrontarli

Il periodo del post-partum, soprattutto per chi è al primo figlio, è caratterizzata dai più grandi cambiamenti personali e familiari che una donna possa vivere nel corso della sua vita. Questa fase si configura come un momento di arricchimento, capace di stimolare la maturazione individuale. Al contempo, tuttavia, l’esperienza che segue il parto può anche sollecitare condizioni di disagio emotivo e stress, così come indurre il manifestarsi di forme psicopatologiche talvolta gravi.

I fattori stressanti

Tra gli elementi fonte di stress, oltre a quelli di tipo fisico troviamo anche quelli psicologici, che variano a seconda della condizione che si sta vivendo, della propria storia di vita e della personalità. Parliamo ad esempio delle nuove modalità relazionali messe in atto con il proprio partner e con la famiglia di appartenenza, la mancanza di supporto sociale, le preoccupazioni riferite al proprio ruolo materno, i dubbi sulle proprie capacità nel riuscire a nutrire adeguatamente il neonato, la sensazione di essere impreparata nei confronti della crescita e dello sviluppo del bambino, le paure che al nuovo nato possa succedere qualcosa di grave, il vissuto legato alla propria immagine corporea e i cambiamenti nella sfera sessuale.

La situazione di stress fisico ed emotivo sono intensificate dal fatto che molto spesso le madri sono coloro che si prendono cura del neonato 24 ore su 24, senza avere la possibilità di riposarsi adeguatamente o di avere qualche spazio per sé.

In questo scenario è possibile che si manifesti il baby blues o la depressione post-partum. Vediamo quali differenze ci sono tra queste due condizioni.

Baby Blues e Depressione Post-Partum

Il Baby Blues (detto anche Maternity Blues) è uno stato d’animo che compare nei primi 10-15 giorni dopo il parto, determinato anche dalla brusca caduta dei livelli estroprogestinici; ci si sente malinconiche o di umore variabile, si piange e ci si irrita facilmente, a volte si prova ansia e paura di non farcela, difficoltà di memoria e concentrazione. Tuttavia non si perde la capacità di prendersi cura nel neonato e di provare gioia. E’ importante che questi sintomi vengano intercettati dal personale sanitario che possono fornire spiegazioni alle mamme sul loro vissuto e rassicurarle sul fatto che si tratta di uno stato transitorio e non patologico che tende a risolversi spontaneamente.

In genere i sintomi tendono a regredire nell’arco di alcuni giorni, soprattutto se la donna riceve un adeguato sostegno dalla sua rete sociale nella gestione del piccolo, della casa e di sé. Importante anche la condivisione della nuova esperienza con altre madri, che può aiutare a sentirsi adeguate nonostante le difficoltà che si stanno affrontando.

La Depressione Post-Partum invece è considerata dal DSM V (Manuale statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) come una forma di depressione generale che ha esordio entro le prime quattro settimane successive al parto. I criteri per questo disturbo dunque sono gli stessi del disturbo depressivo maggiore, ciò che fa la differenza è il periodo di esordio del disturbo: ansia, angoscia, umore depresso fino ad ideazione suicidaria, incapacità di provare gioia e piacere, irritabilità, senso di colpa e di inadeguatezza per il ruolo materno, colpevolizzazione (ci si sente una cattiva madre) insonnia (talvolta mascherata dall’allattamento notturno), calo dell’appetito e del desiderio sessuale, ridotta capacità di concentrazione e dell’attenzione. Talvolta si sente un’eccessiva preoccupazione per la salute del neonato oppure si sente di non provare sentimenti di amore verso il bambino.

Dato che molto spesso queste donne affermano di non sentirsi depresse è fondamentale che l’aiuto arrivi da chi sta intorno a loro. E’ necessario il sostegno della rete sociale, in particolare del partner, ma soprattutto un aiuto specialistico da parte di psicoterapeuti e medici.

Come capire se si ha bisogno di un sostegno psicologico

E’ possibile effettuare con uno psicoterapeuta specialista in perinatalità un test di screening, un questionario chiamato Edimburgh Postnatal Depression Scale, che permette di individuare la depressione post-natale. Questo strumento, unito ai colloqui psicologici, permette di comprendere il vissuto psicologico materno e quali strategie si possono attuare per migliorare lo stato psicologico della donna e rafforzare la relazione tra la diade madre-figlio e di tutta la famiglia.

Psicoterapia in presenza o on line 

Un percorso psicoterapeutico è lo spazio di riflessione più adeguato per affrontare con competenza tutti i cambiamenti nella propria vita che la nascita di un figlio comporta. Porta a rafforzare la competenza di riconoscere, esprimere e padroneggiare emozioni e sentimenti, sviluppa la capacità di far fronte alle avversità della vita e attenua la sintomatologia. Ci si sofferma in particolare sui pensieri spaventosi che possono comparire su di sé o sul bambino, sulle difficoltà legate all’allattamento, all’insonnia, alla relazione con il bambino, agli eventuali pensieri suicidari. Infine si può arrivare a ricercare un senso e un insegnamento dalla sofferenza che possa essere utile per il presente e il futuro.

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Riferimenti bibliografici

Dennis C.L. e Kingston D. (2008), A systematic review of telephone support for women during pregnancy and the early postpartum period, Journal of Obstetric, Gynecologic, & Neonatal Nursing, vol. 37(3), pp. 301-314.

Grussu P., Quatraro R.M. (2018), Psicologia clinica perinatale. Dalla teoria alla pratica, Erickson, Trento.

Hugill K.G., Letherby T.R. e Lavender T. (2013), Experiences of fathers shortly after the birth of their preterm infants, Journal of Obstetric and Gynecological Neonatal Nursing, vol. 42, pp. 655-663.

Kleiman K. (2017), Guarire dalla depressione post-partum. Indicazioni cliniche e psicoterapia, Erickson, Trento.

Bonus assistenza psicologica Aiutamente giovani

Dal 22 giugno si può richiedere il Bonus di assistenza psicologica Aiutamente giovani, rivolto a bambini e ragazzi dai 6 ai 21 anni.

Può usufruirne chi:

  • Ha un ISEE inferiore ai 40.000 €
  • È residente o domiciliato nella Regione Lazio
  • È iscritto ad uno dei percorsi del sistema di istruzione

Su indicazione del proprio Medico di base o del Pediatra si può presentare domanda di ammissione sulla piattaforma http://buonopsicologico.efamilysg.it/

Potete trovare tutte le informazioni dettagliate qui: https://ordinepsicologilazio.it/post/avviso-bonus-psico-lazio

Ricevo sia in studio a Roma (zona Centocelle) che online. Accetto i voucher e potreste utilizzare il servizio nel caso in cui vostro/a figlio/a stia attraversando un momento di vita difficile, abbia difficoltà a gestire le emozioni, problematiche comportamentali, sintomi ansiosi, depressivi ecc.

Per qualsiasi altra informazione sono a disposizione, potete contattarmi telefonicamente al 3283451863, via mail flore.mga@gmail.com o sul form dei contatti qui sul sito.

Promozione della relazione genitori-bambino nel post-partum: un percorso integrato di musicoterapia, supporto psicologico e massaggio infantile

Una ricerca britannica realizzata nel 2014 ha evidenziato che il costo della sanità pubblica per la cura di problemi di salute mentale sviluppati nell’epoca perinatale è cinque volte superiore a quello di servizi di prevenzione in questo ambito. Investire precocemente in interventi volti al benessere materno-infantile ha infatti importanti ripercussioni nella promozione dello sviluppo globale del bambino a lungo termine e della salute mentale materna, oltre ad essere un fattore di protezione per la relazione e l’attaccamento (Bauer et al., 2014).

Ricerche indicano che approssimatamente il 10-15% delle donne soffrono di depressione post partum (Palumbo et al., 2017). Questo numero può raddoppiare o addirittura triplicare (28-40%) in caso di genitori di bambini prematuri e ospedalizzati (Vigod et al., 2010). Donne che vivono una gravidanza a rischio sono particolarmente vulnerabili a stress, ansia e depressione, necessitando di un maggiore supporto psico-sociale.

Sostegno psicologico

Un percorso di sostegno psicologico può portare a diversi benefici: il rafforzamento del benessere della madre e di conseguenza del bambino e di tutta la famiglia, la promozione della competenza e della fiducia materne nell’accudimento del neonato rafforzando l’autostima, il miglioramento delle competenze genitoriali, il rafforzamento delle consapevolezze sugli aspetti psicologici del sonno e dell’alimentazione del bambino, nonché sul suo sviluppo emotivo e cognitivo.

Musicoterapia

Negli ultimi decenni la musicoterapia ha mostrato numerosi effetti positivi per lo sviluppo del bambino e il benessere psicologico del genitore. Fare musica insieme al proprio bambino migliora il senso di autoefficacia del genitore e la sua sensibilità ai comportamenti del figlio, con benefici sulla relazione e l’attaccamento. La musica è uno spazio ludico e piacevole in cui il genitore può riconoscere i comportamenti del bambino, stimolare precocemente il suo sviluppo motorio, linguistico e socio-emotivo e sperimentarsi nell’interazione con lui, sempre attraverso il gioco e l’affetto (Corbeil et al., 2016).

Massaggio infantile

Il Massaggio del bambino è uno strumento attraverso cui rafforzare la relazione con il proprio bambino. Attraverso l’osservazione e l’attenzione i genitori imparano a riconoscere i segnali inviati dal piccolo implementando cosí la loro capacità di sentirsi competenti nell’occuparsi del proprio bambino. Attraverso il massaggio i genitori apprendono come affrontare la cura del proprio bambino e si rafforza la fiducia nelle loro abilità genitoriali. La pratica quotidiana del massaggio infantile a lungo termine può avere effetti benefici nel migliorare lo stato emotivo materno.

Il servizio prevede un colloquio psicologico e tre incontri di musica e contatto dolce, ma è possibile seguire un solo percorso a seconda delle esigenze della donna o della coppia.

Per informazioni e prenotazioni:

Maria Grazia Flore, Psicoterapeuta specialista in Psicologia Perinatale: 3283451863 , flore.mga@gmail.com oppure modulo contatti

Ambra Palazzi, Musicoterapeuta: palazziambra@gmail.com

Anna Buonomo, Musicoterapeuta e massaggiatrice AIMI: anna_bu@hotmail.it

Alimentazione: una questione di cibo e amore

L’alimentazione è un processo complesso: nell’infanzia il bambino viene alimentato dall’adulto a partire dall’allattamento per poi proseguire nello svezzamento sino a giungere all’alimentazione autonoma, coinvolgendo aspetti biologici, psicologici e sociali. Sul sito State of mind – Il giornale delle scienze psicologiche trovate … Continua a leggere