Cambiamenti cerebrali e ormonali quando si vive una Depressione Post-Partum

La gravidanza è un periodo di grandi cambiamenti per il corpo femminile, e il cervello non fa eccezione. Recenti studi hanno dimostrato che la gravidanza può influenzare la struttura e la funzione cerebrale in modi significativi. Cambiamenti nella materia grigia … Continua a leggere

Recensione di “Nascita di una madre. Come l’esperienza della maternità cambia una donna” di Daniel e Nadia Stern 

Scritto dallo psicoanalista e psichiatra Daniel Stern insieme a sua moglie Nadia, pediatra e psichiatra infantile, in collaborazione con Alison Freeland (giornalista specializzata sul tema delle funzioni genitoriali), questo libro è un’istituzione nell’ambito della Psicologia Perinatale, adatto ad un pubblico … Continua a leggere

Recensione del libro “Il colloquio di valutazione psicosociale in gravidanza e dopo il parto” di Grussu e Quatraro

È ancora molto diffusa nel nostro contesto sociale l’idea che la gravidanza e il post partum siano dei periodi idilliaci in cui la donna e tutto il nucleo familiare sperimentano esclusivamente emozioni positive; dall’altro estremo, quando vengono messi in luce fatti di cronaca quali il suicidio nel periodo successivo al parto o l’infanticidio, questa fase di vita viene vista come particolarmente a rischio. Benché queste due esperienze esistano, molto più frequenti sono le situazioni in cui la donna si trova a sperimentare delle ambivalenze verso il bambino e/o la nuova situazione che sta vivendo, con malesseri e disagi che dovrebbero essere sempre presi in carico. Lo strumento che ci presentano gli autori, che costituisce l’inizio dell’intervento, è il colloquio di valutazione psicosociale.
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Se invece sei interessata ai miei servizi nei peridi della gravidanza e del post-partum puoi visitare la sezione Psicologia Perinatale.

Gli effetti sul cervello della trascuratezza in età infantile

Manuela, penultima di 9 figli, dall’età di sei anni è cresciuta in orfanotrofio, e i genitori sono andati a trovarla solo un paio di volte; non tornava a casa neanche durante le feste natalizie.

Simone indossava sempre i vestiti del fratello e dei cugini maggiori, quasi mai i genitori gli compravano qualcosa di nuovo; in realtà non si curavano neanche di comprargli i libri scolastici e seguirlo nello studio, e ricorda con dolore di essere stato l’unico tra i fratelli a cui non sono stati curati i denti.

Martina ha perso il padre all’età di cinque anni e da allora è cresciuta con una madre così depressa da non essere pienamente in grado di prendersi cura di lei.

Federica è cresciuta con gli zii, perché i genitori non riuscivano ad occuparsi di lei né economicamente né emotivamente, ed hanno sempre pensato che tra i fratelli potesse essere quella che poteva cavarsela lontano da casa.

Claudio non ha ricordi infantili con i genitori che sono sempre stati molto impegnati con il lavoro, ma solo con la babysitter.

Cos’è che accomuna queste storie sebbene siano molto diverse tra loro? La trascuratezza e la deprivazione.

Si potrebbe pensare che i traumi per i bambini siano atti estremi e pericolosi come l’abuso fisico o sessuale, tuttavia la trascuratezza reiterata nel tempo può diventare un problema serio quando i genitori sono sopraffatti da altre necessità nelle loro vite, non sanno come essere di supporto, evitano di entrare in relazione col bambino o utilizzano l’abbandono o la deprivazione come forma di punizione.

Anche se questo tipo di trauma è più silenzioso e può passare quasi inosservato, i suoi effetti nel cervello di un bambino sono simili a quelli prodotti da traumi più scioccanti: paura, percezione di pericolo, sensazione di impotenza e disperazione, chiaramente con le dovute differenze a seconda delle esperienze e della soggettività del bambino stesso. La risposta di stress resta attiva nel tempo e si ha difficoltà ad elaborare in modo funzionale l’accaduto. Nei casi più gravi possono presentarsi anche risposte dissociative o reazioni  “fuga psicologica”, che possono essere le uniche alternative all’impossibilità di una fuga reale.

Un’eccessiva attivazione dei circuiti di risposta allo stress durante il periodo della crescita può avere effetti dannosi sullo sviluppo dei circuiti cerebrali, unito a problematiche comportamentali, cognitive e interpersonali, che possono essere gli unici segni visibili e tangibili della sofferenza.

Se sai di aver subito trascuratezza e deprivazione, oppure hai questa sensazione anche se non hai dei ricordi chiari, non dovresti sottovalutare ciò che hai vissuto, perché potrebbe essere la base delle difficoltà emotive, relazionali e comportamentali in età adulta

Talvolta alcuni ricordi rimangono “impliciti”, fissati nella memoria inconscia e corporea, ma non si è in grado di “riportarli alla mente”.

In tutti questi casi un percorso psicoterapeutico può aiutare nell’elaborare i ricordi di cui si ha consapevolezza e arrivare a capire ciò che è inconsapevole ma determina il proprio modo di agire disfunzionale.

Personalmente in questi casi utilizzo con successo una doppia metodologia: l’approccio psicoanalitico e l’EMDR.

Se pensi di aver vissuto qualcosa di simile a ciò che ho descritto, puoi chiedermi informazioni o richiedere un appuntamento attraverso il modulo presente sul sito, mandarmi una mail all’indirizzo flore.mga@gmail.com oppure chiamare o mandare un messaggio al numero 3283451863.

Maria Grazia Flore

Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

Riferimenti bibliografici

Baldwin M., Korn D. (2021), Ogni ricordo merita rispetto. EMDR, la terapia per guarire dal trauma, Edra, Milano.

Shapiro F. (2019), EMDR. Il manuale. Principi fondamentali, protocolli, procedure, Raffaello Cortina, Milano.

Cos’è la terapia EMDR?

L’EMDR è l’approccio terapeutico maggiormente validato scientificamente per l’elaborazione del trauma. Con L’EMDR si possono trattare gli eventi traumatici che mettono a rischio la propria incolumità fisica o delle persone molto vicine, come ad esempio lutti, aborti, maltrattamenti, abusi sessuali, … Continua a leggere

Evidenze scientifiche della terapia on line per i disturbi d’ansia

Ansia funzionale e ansia patologica: quali differenze?

Il termine ansia definisce uno stato psicofisico caratterizzato da una sensazione di apprensione, di incertezza, di paura e di allarme che può presentarsi anche in assenza di un pericolo oggettivo. Nell’ansia è presente la preoccupazione per il prefigurarsi di un pericolo imminente, dal quale non c’è possibilità di scampo e che viene considerato inevitabile. 

Alla sintomatologia emotiva si accompagnano sintomi neurovegetativi, solitamente aumento della sudorazione, tachicardia, tensione muscolare, aumento di pressione, tremori, disturbi dell’apparato digerente. 

Si differenzia della paura perché mentre quest’ultima rappresenta una risposta emotiva a una minaccia reale, l’ansia risulta priva dell’oggetto scatenante oppure questo non è chiaramente riconosciuto come tale dal soggetto. 

Non sempre l’ansia è una manifestazione negativa perché è un meccanismo innato che permette di affrontare un eventuale pericolo con un adeguato aumento della vigilanza, dell’attenzione e della risposta di attacco o fuga. In questo senso l’ansia  permette di adattarsi all’ambiente, migliorando le prestazioni. Si presenta una condizione patologica quando il livello di ansia inibisce anziché attivare la persona e interferisce con le sue prestazioni sia fisiche sia motorie. 

Breve panoramica dei disturbi d’ansia

I disturbi d’ansia più diffusi sono:

  • Agorafobia: il timore di attraversare gli spazi aperti, anche di uscire di casa.
  • Fobia Sociale: la paura di affrontare le situazioni sociali in cui si è esposti alla presenza e al giudizio altrui per il timore di apparire incapaci o ridicoli e di agire in modo inopportuno.
  • Disturbo di panico: ripetuti attacchi di panico tipicamente accompagnati dalla paura di un attacco futuro o da cambiamenti nel comportamento atti a evitare situazioni che possono predisporre agli attacchi.
  • Disturbo d’Ansia Generalizzato: sintomi ansiosi (sia psichici che fisici) che non sono legati ad una causa specifica. Chi ne soffre tende ad essere costantemente in allerta, a preoccuparsi eccessivamente per qualsiasi cosa.
  • Fobia Specifica: una paura intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia.
  • Ipocondria: costante apprensione per la propria salute e ansiosa o ossessiva tendenza a sopravvalutare i minimi disturbi.

Le evidenze scientifiche della terapia on line

Da diversi anni vengono compiuti studi per verificare se la terapia on line è valida ed efficace quanto quella vis à vis per i disturbi d’ansia. Si sono rilevati grandi miglioramenti nei soggetti che hanno partecipato a diversi interventi psicologici online, con una gamma di disturbi clinici che includono disturbi di panico (Klein & Richards, 2001) e i disturbi post-traumatici da stress (Lange, Van de Ven, Schrieken, Emmelkamp, 2001). Altri studi condotti con gruppi di confronto rilevano successi terapeutici, ad esempio nella riduzione del livello di ansia e del numero degli attacchi di panico (Hunsley et al. 2007).

Molte sono state le ricerche volte a valutare l’efficacia della psicoterapia online sia in termini clinici che di supporto e consulenza, sia in termini di comunicazione, comprensione e alleanza terapeutica con risultati del tutto positivi in modo analogo alle modalità in presenza (Cohen e Kerr, 1998; Knaevelsrud e Maercker, 2006).

Anche l’American Psychological Association ha studiato l’andamento delle consulenze e psicoterapie online  e sono stati tratti risultati incoraggianti e di reale efficacia.

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