Tante cose sono state dette e scritte, soprattutto in questo periodo, su come potrebbero crescere i bambini in una famiglia omoparentale, ossia con due genitori omosessuali, dello stesso sesso.
Sono stati scritti tanti articoli di ottima qualità, così come articoli basati fortemente su ideologie politiche e/o religiose, nonché pareri e pregiudizi personali.
In quanto professionista della salute mentale, particolarmente attenta alle tematiche dell’infanzia e della genitorialità, non voglio esimermi dal contribuire al diffondere una corretta informazione, basata, come sempre, non su una mia opinione personale ma su studi accademici pluriennali.
C’è chi sostiene che siano realtà così nuove che non ci sia stato modo di poter effettuare delle ricerche adeguate per valutare sul lungo periodo il benessere psicologico dei figli cresciuti in queste famiglie. Ma i dati ci dicono il contrario. Gli studi di ricerca in quest’ambito sono infatti iniziati più 40 anni fa.
Un altro pregiudizio è che ci troviamo di fronte ad un numero esiguo di persone appartenenti a queste famiglie. Invece, l’indagine MODI.DI. finanziata dall’Istituto Superiore di Sanità, riporta che nel 2005, su circa 7.000 omosessuali, il 18% dei gay e il 21% delle lesbiche over 40 dichiara di avere figli. Sempre in Italia, nel 2005, sono stati stimati circa 100.000 minori che vivono con almeno un genitore omosessuale, la maggior parte nati all’interno di relazioni eterosessuali precedenti.
Secondo le indagini ISTAT, al 2011 risulta che le coppie omosessuali che hanno dichiarato di essere unite da un legame affettivo di tipo coniugale sono in totale 7.513, di cui 529 con figli.
Per avere giusto qualche dato relativo ad altri paesi, in Francia i bambini cresciuti in
famiglie omogenitoriali sono più di 200.000 (più del doppio rispetto all’Italia) e negli Stati Uniti si stima che i genitori omosessuali siano tra i 6 e i 10 milioni, e circa 14 milioni i loro figli, compresi quelli nati da relazioni eterosessuali (Lingiardi, 2007).
Ma la domanda che molti si pongono è: l’orientamento sessuale influenza le capacità genitoriali?
Ebbene, 40 anni di studi hanno dimostrato che non è l’orientamento sessuale di una persona a definire il suo grado di equilibrio e la qualità del suo funzionamento mentale. A definire una famiglia “sana” sono altri fattori. La maturità, il livello di differenziazione e di stabilità di una relazione affettiva di coppia dipendono più dalle caratteristiche di personalità dei partner e dalla qualità del loro investimento nella vita di coppia e familiare che dal loro orientamento sessuale (Norsa, Zavattini 1997) . Anche la qualità dell’investimento sui figli e la possibilità di rispondere adeguatamente ai loro bisogni non può essere definita a partire dall’orientamento sessuale.
E che dire del benessere dei bambini che crescono in questo tipo di famiglie?
Una recente analisi della letteratura scientifica sull’omogenitorialità compiuta da Adams e Light nel 2015, ha passato in rassegna tutte le pubblicazioni scientificamente accreditate al mondo per concludere che la comunità scientifica internazionale ha raggiunto l’unanimità sul principio che non sussistano differenze significative tra figli di genitori omosessuali e di quelli eterosessuali.
I risultati delle maggioranza delle ricerche mostrano come i figli dei genitori omosessuali abbiano uno sviluppo equilibrato ed adattato, nonché buone relazioni con coetanei ed adulti con le stesse percentuali rispetto ai figli di eterosessuali; inoltre non presentano un’incidenza maggiore di omosessualità o problemi legati all’identità di genere (Vaughan 2008, Tasker 2010).
È quindi la la qualità delle relazioni all’interno della famiglia ad influenzare lo sviluppo e la stabilità affettiva e relazionale dei bambini.
Molti autori sottolineano come molti dei problemi che le famiglie omogenitoriali incontrano siano effetti secondari del pregiudizio. La stigmatizzazione che i bambini e le loro famiglie possono subire è un aspetto importante che influisce sul loro sviluppo e li può colpire sia direttamente, sia indirettamente (vengono stigmatizzati i genitori, che poi inevitabilmente portano uno stato di malessere in famiglia). È questo che mina l’armonia e il buon funzionamento della famiglia. Ciò significa che professionisti della salute mentale, educatori, genitori e chiunque abbia a che fare con i bambini, deve porre attenzione alla prevenzione di questo fenomeno.
Nonostante queste evidenze scientifiche esiste una posizione di alcuni ricercatori che sostengono il contrario, ossia che l’omogenitorialità sia causa di disagio per i figli. Gli studi in questione sono solo quattro, ma proprio perché in controtendenza rispetto alle conclusioni della comunità scientifica internazionale, hanno suscitato molto clamore (le ricerche in questione sono quelle di: Sarantakos del 1996; Regnerus del 2012; Sullins del 2015; Allen del 2013). Tali studi hanno tuttavia al loro interno una miriade di problemi metodologici, motivo di forti critiche da parte del mondo scientifico. Di conseguenza le conclusioni sono considerate infondate.
L’Ordine degli Psicologi del Lazio ha messo a disposizione di chiunque voglia documentarsi due importantissimi documenti:
- La rassegna della letteratura scientifica sulla stepchild adoption
- La raccolta delle dichiarazioni delle associazioni professionali sulla stepchild adoption
Nel primo vi si trovano ben 82 ricerche riassunte nei loro elementi principali: obiettivi, strumenti, partecipanti e risultati; nel secondo le dichiarazioni, tra gli altri, di associazioni come: il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, l’American Psychoanalytic Association, l’American Psychiatric Association, l’American Academy of Pediatrics, l’American Medical Association.
Per chiunque voglia saperne di più sull’argomento è stato recentemente pubblicato in Italia “La famiglia inattesa. I genitori omosessuali e i loro figli” dello psicoterapeuta Federico Ferrari.
Alla luce dei dati e delle dichiarazioni delle organizzazioni scientifiche mondiali, che confermano che non c’è nessun tipo di disagio per un bambino che cresce in famiglie omogenitoriali, siamo chiamati a prendere atto del fatto che sono i pregiudizi e le stigmatizzazioni sociali a creare i danni reali nei bambini e nei genitori omosessuali.
Come poter prevenire e intervenire su questo?
- Genitori e scuole possono insegnare l’esistenza di vari tipi di famiglie ed educare i bambini al relativismo e al rispetto delle diversità, ad esempio attraverso libri selezionati a seconda dell’età dei bambini;
- Le scuole possono promuovere dei progetti contro il bullismo omofobico;
- Psicologi, psicoterapeuti, educatori, pediatri e tutte le professioni per l’infanzia possono diffondere corrette informazioni, in linea con le ricerche di cui si dispone.
Tutto questo in parte viene già realizzato, ma visto il panorama storico-culturale italiano, c’è ancora tanto lavoro da fare.
Maria Grazia A. Flore – Psicologa Psicoterapeuta
Bibliografia
Lingiardi V. (2007) Citizen Gay, Il Saggiatore, Milano.
Norsa D. Zavattini G.C. (1997) Intimità e collusione. Teoria e tecnica della psicoterapia psicanalitica di coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Adams J., Light R. (2015), Scientific Consensus, the Law, and Same Sex Parenting Outcomes, Social Science Research, 53.
Tasker F. (2010), Same-Sex Parenting and Child Development: Reviewing the Contribution of Parental Gender, Journal of Marriage and Family, 72: 35–40.
Vaughan S. (2007), Scrambled eggs: psychological meanings of new reproductive choices for lesbians, Infant, Child & Adolescent Psychotherapy, 6:141-155.
Sitografia
Famiglie omogenitoriali: considerazioni introduttive. Di Alessandra Scala