Come affrontare i “problemi del sonno” dei neonati

sonno_bambiniPer i neo genitori una delle difficoltà maggiori è la gestione del sonno del bambino, conciliare la vita col nuovo arrivato e quella lavorativa, capire cosa sia efficace e non dannoso per il neonato. Il compito non è facile viste le molteplici indicazioni che si trovano su libri e articoli, spesso discordanti tra loro, e alcune delle quali scientificamente infondate.

Innanzitutto va sfatato un mito: che il sonno dei neonati sia uguale a quello degli adulti. Non è raro che i genitori si sentano dire: “Vi fa dormire tutta la notte?” “E’ bravo? Dorme?” dando per scontato che il bambino “bravo” sia quello che “non da problemi ai genitori” e sia adattato al loro stile di vita. Ci sono aspettative culturali che sono in netto contrasto con quelle biologiche. Non è neanche raro sentirsi dire che lo si vizia troppo se si risponde ad ogni suo richiamo e bisogno di contatto.

In realtà il sonno del neonato perfettamente sano e “normale” è molto diverso da quello degli adulti:

  • Dorme circa 16 ore al giorno
  • Ha un sonno polifasico (ossia varie volte al giorno si alternano sonno e veglia)
  • Le fasi REM sono più lunghe: è un tipo di sonno più attivo che favorisce la crescita neurologica, cosa fondamentale in questa fase di vita; nei neonati le fasi REM costituiscono il 50% del sonno, mentre negli adulti il 15%
  • È dominato da bisogni fisiologici come la fame e la sete, molto diversi da quelli dell’adulto: le capacità gastriche del bambino piccolo sono inferiori a quelle degli adulti, per cui ha bisogno di nutrirsi più spesso
  • È dominato dal bisogno psicologico del sentirsi sicuro, quindi cercherà la protezione di una figura di accudimento ad ogni risveglio.

Un altro falso mito è che abituando man mano il neonato ad addormentarsi da solo, magari lasciandolo piangere per tempi sempre più prolungati, acquisisca l’autonomia e l’indipendenza nelle ore notturne. In realtà, ciò che il noto psicologo John Bowlby e più di 50 anni di ricerca sulla psicologia infantile ci insegnano, una vera autonomia si acquisisce solo partendo da un attaccamento sicuro con i genitori.

I bambini che hanno un attaccamento sicuro sono quelli che hanno fiducia nella disponibilità, nella comprensione e nell’aiuto che il genitore gli darà nel caso di situazioni in cui ha paura o ha bisogno di qualsiasi cosa. È grazie alla sicurezza dell’avere un genitore che “c’è sempre” che egli si sentirà in seguito coraggioso per stare da solo.

Come dev’essere quindi un genitore nelle prime fasi di vita? Disponibile, sensibile ai segnali del bambino e pronto a rispondere quando il bambino cerca protezione e conforto. Sia durante il giorno, che durante la notte. Al contrario se un bambino non ha la certezza che il genitore sia disponibile  e pronto a rispondere o a dare aiuto se chiamato, sarà incline all’angoscia di separazione.

Naturalmente in alcuni periodi questo può essere particolarmente difficile per i genitori, ed è molto importante, se possibile, che si facciano aiutare da qualcuno e che non siano troppo esigenti con loro stessi: è normale nei primi mesi del bambino mettere in secondo piano e trascurare altre cose per dedicarsi primariamente a lui; ci sarà tanto tempo nella vita per avere la casa perfettamente in ordine, fare carriera lavorativa o dedicarsi agli amici, mentre i primi fondamentali mesi di vita del proprio figlio non torneranno più.

Col passare del tempo il ritmo del sonno del bambino si farà via via più simile a quello dell’adulto; è una capacità che si acquisisce grazie agli altri cambiamenti fisici e al senso di sicurezza che avrà introiettato nei primi mesi.

Fatta questa importante premessa, che indicazioni si possono seguire per fare in modo che neonato e genitori vivano il momento del sonno in maniera meno stressante possibile e fare in modo che il piccolo sia sereno?

  • Creare una routine rassicurante e riconoscere i segnali di sonno: i bambini si addormentano più facilmente quando hanno un po’ di sonno e non quando sono molto stanchi e nervosi.
  • Aiutare l’addormentamento con il contatto fisico: il contatto pelle a pelle è fondamentale soprattutto nei primi mesi di vita, così come il suono dolce della voce del genitore che canta una ninna nanna; il bambino in questo modo non cresce viziato ma cresce sicuro di sé perché è sicuro di essere amato.
  • Fare addormentare il bambino nello stesso posto in  cui passerà la notte. In questo modo al risveglio non si spaventerà o sarà meno angosciato.
  • Tenere la culla accanto al letto di notte perché favorirà quella sensazione di continuità fisica di cui ha bisogno il neonato appena uscito dalla pancia della mamma; in questo modo sentirà la presenza dei genitori e per loro sarà facile toccarlo e rassicurarlo fisicamente se il piccolo sarà impaurito.
  • Nei risvegli evitare di iperstimolare il bambino con luci accese, cambio del pannolino ecc. Se necessario cambiarlo prima della poppata.
  • Rispondere ad ogni richiesta del bambino. Il neonato che viene lasciato solo quando ha bisogno di contenimento emotivo probabilmente dopo vari tentativi non cercherà più i genitori col pianto. Questo non significa che sia diventato autonomo, ma che si è rassegnato a non avere aiuto dai genitori nei momenti di difficoltà. Se invece si risponde sempre al pianto del bambino egli sperimenterà uno stato di tranquillità che lo porterà, via via, a piangere sempre meno.
  • Non paragonare il sonno del proprio figlio a quello degli altri bambini: anche il sonno infatti è individuale come tutte le altre caratteristiche fisiche e temperamentali, non avrebbe senso fare confronti.
  • Se si ha il dubbio che l’insonnia del bambino vada oltre la normalità e se soffre durante la notte potrebbe essere il caso di considerare alcune cause organiche, come le coliche, il reflusso, i disturbi dell’orecchio o la dermatite atopica. In questi casi sarebbe bene consultare un pediatra esperto.

Bisogna considerare che verso i 4/6 mesi i risvegli notturni dovrebbero diminuire, ma continueranno (anche se in misura molto minore) fino ai 3-4 anni.

Non va dimenticato che il nostro modo di rispondere alle richieste del bambino forgeranno la sua sicurezza, la sua autonomia e la sua personalità. Un bambino che riceve aiuto, protezione e sicurezza sarà (anche da adulto) molto diverso da uno che ha imparato a dover gestire da solo prematuramente i suoi bisogni e gli stati emotivi angoscianti.

Se si hanno dei dubbi, si pensa di non farcela a reggere il carico, o il sonno del bambino comporta delle problematiche di coppia, potrebbe essere utile una consulenza psicologica. Anche uno o pochi colloqui talvolta potrebbero “sciogliere dei nodi”, facendo emergere cose di cui non si era consapevoli.

 

Riferimenti bibliografici

Barbato G., Barker C., Bender C., (1994), Extended sleep in humans in 14 hour nights: relationship between REM density and spontaneous awakening. Electroencephalography and Clinical Neurophysiology, 90:291-297.

Bowlby J. (1988), Una base sicura, Raffaello Cortina Editore.

Morris D. (1991), Il bambino. Tutti i perché, Mondadori.

Sears W., (1999), Genitori di giorno e di notte, La Leche League Editore.

 

Pubblicità