Come si sviluppa l’attaccamento tra madre e figlio? Quali sono le fasi? L’attaccamento è stato definito da John Bowlby, noto psicologo e psicoanalista britannico, come “la propensione innata a cercare la vicinanza protettiva di un membro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali per fatica, dolore, impotenza o malattia”.

Il bambino ha una tendenza naturale a sviluppare un legame con la madre (o chi si prende cura di lui) indipendentemente dal soddisf
acimento dei bisogni primari (fame, sonno, ecc.); per formare questo legame sono importanti tutti i comportamenti di vicinanza, quali l’allattamento, il contatto fisico, le coccole, il parlargli dolcemente, che il bambino cerca per istinto.
Uno psicologo americano di nome Harlow dimostrò con un esperimento l’importanza delle sensazioni tattili nel rapporto madre-figlio: egli osservò che se una scimmietta viene nutrita da una “mamma adottiva” costituita da un manichino di fil di ferro, essa trascorrerà col manichino il tempo necessario a nutrirsi e passerà il resto del tempo in stretto contatto con una seconda “mamma adottiva”, un manichino rivestito di morbido panno, anche se non è in grado di alimentarla. Questo ci dice come il conforto di una sensazione tattile è uguale se non superiore a quello che deriva dall’alimentazione.
Ma secondo quali fasi si sviluppa l’attaccamento?
1. 0 – 2 mesi: risposte sociali indiscriminate, ma distingue odore, aspetto e voce di chi più si occupa di lui; il neonato attua dei comportamenti di segnalazione e avvicinamento (sorrisi, pianti, vocalizzazioni);
2. 2 – 7 mesi: riconoscimento dei familiari; ansia da separazione perché il bambino non sa che quando una persona “scompare” dalla sua vista può tornare;
3. 7 – 24 mesi: protesta per le separazioni dalle figure di attaccamento, diffidenza verso gli estranei, comunicazione intenzionale;
4. dai 24 mesi in poi: la relazione è reciproca e comprende sempre meglio le esigenze degli altri;
5. dai 3 anni: il bambino diviene anche consapevole del suo provare sentimenti, emozioni e sensazioni.
Il bambino nei primi anni di vita è fragile, ma se qualcuno gli vuole bene si sente forte; il piccolo deve sentire che si tiene a lui, e quando si accorgerà che può trattenere il ricordo dell’immagine degli altri nella sua mente, sarà capace di tollerare le separazioni.
Il legame si rafforza attraverso la formazione di un codice comunicativo tra il bambino e chi lo accudisce; fondamentale è anche l’appoggio incondizionato, l’attenzione e la disponibilità da parte delle figure di attaccamento.
Grazie ad un importante studio condotto dalla psicologa Mary Ainsworth oggi sappiamo che gli effetti delle carenze nel legame di attaccamento sono riscontrabili fin dal primo e secondo anno di età; a partire da un anno si possono già descrivere quattro grandi tipologie di attaccamento in base al modo in cui i bambini reagiscono alla separazione della loro figura di attaccamento principale:
• Attaccamento sicuro: il bambino interagisce con la madre, esplora l’ambiente e gioca con serenità; quando la madre esce e rimane con uno sconosciuto è turbato, ma al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare.
• Attaccamento insicuro-evitante: il bambino esplora l’ambiente ignorando la madre, è indifferente a lei anche quando si allontana e non si lascia avvicinare al suo ritorno.
• Attaccamento insicuro-ambivalente: il bambino ha comportamenti contraddittori rispetto alla madre, a volte cerca il contatto mentre altre la ignora; quando la madre si allontana e poi torna è inconsolabile.
• Attaccamento disorganizzato: mostra dei comportamenti disorganizzati o disorientati in presenza della madre e quando si allontana.
Ma quali sono le conseguenze a breve e a lungo termine del legame di attaccamento infantile? Perché è così importante?
Nel corso dell’età evolutiva la mente si sviluppa anche grazie al clima affettivo che il bambino vive in famiglia e al rapporto che instaura fin dall’inizio con chi si prende cura di lui.
Un cattivo rapporto può ostacolare la curiosità, creare un clima di sospetto e paura; se è stressato, preoccupato e insicuro impegnerà tutte le sue energie a difendersi, a cercare protezione.
Crescere in un clima sereno e avere una “base sicura” a cui fare riferimento e da cui trarre fiducia è fondamentale:
• aiuta il bambino ad esplorare il mondo con serenità, e quindi ad apprendere
• facilita la socializzazione e lo sviluppo del linguaggio
• aiuta a reagire alle difficoltà e alle frustrazioni
• permette di avere un equilibrio tra dipendenza e indipendenza
• favorisce la formazione di una sua identità
• fa in modo che in futuro abbia relazioni sociali e di coppia sane
Studi successivi hanno infatti dimostrato che il legame con la figura di attaccamento è il prototipo di altri legami affettivi che l’individuo formerà nel corso della sua vita: un attaccamento problematico nel periodo infantile predispone a disturbi psicopatologici nell’età adulta e compromette lo sviluppo delle relazioni; al contrario un buon rapporto con i genitori durante l’infanzia predispone alla formazione di solidi e soddisfacenti legami nella vita adulta.
Bibliografia
Bowlby J. (1988), Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Langher V., Cecchini M. (1997), L’attaccamento infantile negli adulti, Edizioni Psicologia, Roma.
Morris D. (1991), Il bambino. Tutti i perché, Mondadori, Milano.
Oliverio A., Oliverio Ferraris A. (2004), Le età della mente, Bur, Milano.
Oliverio A., Oliverio Ferraris A. (2002), Fondamenti di psicologia dello sviluppo, Zanichelli, Bologna.