Quando il parto è traumatico

Spesso il parto è immaginato come un momento impegnativo ma bello, appagante e che porta ad incontrare finalmente il proprio bambino. Tuttavia per molte donne c’è una grande discrepanza tra ciò che avevano immaginato e ciò che avviene in realtà: alcune sognavano un parto naturale e per complicazioni hanno dovuto effettuare un cesareo; altre volte il travaglio è più lungo e più doloroso di quanto ci si aspettasse; altre volte ancora ciò che delude può essere l’atteggiamento del partner o del personale sanitario, non accogliente ed empatico come lo si sarebbe voluto.

Oltre a queste situazioni che possono portare sofferenza più o meno temporanea, si possono presentare anche circostanze in cui il parto costituisce un vero e proprio trauma, ed avere come esito lo sviluppo di un PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico) o una maggiore vulnerabilità per lo sviluppo della Depressione post-partum.

Il PTSD è spesso una complicazione del parto spesso non riconosciuta e non gestita in modo appropriato, derivante dal dolore estremo, dalla perdita del controllo, dalla paura di morire e di morte del bambino.

Il parto pretermine

Uno dei casi in cui si può vivere un trauma è il parto prematuro. Esso è spesso improvviso e inaspettato, può comportare il timore per l’incolumità e la vita della madre e del bambino e interrompe l’attività preparatoria dei futuri genitori, sia a livello “pratico” che psicologico.
I bambini nati prematuri vengono ricoverati nei reparti di TIN (Terapia Intensiva Neonatale). Tutta la situazione comporta una serie di conseguenze:

  • Durante la degenza il timore per la sopravvivenza del bambino, specie se con un’età gestazionale e un peso alla nascita molto bassi;
  • Il dispiacere per i genitori di non poter tornare a casa insieme quando viene dimessa la madre;
  • il neonato deve stare in incubatrice finché è necessario, collegato ad apparecchiature mediche, talvolta intubato e alimentato artificialmente; 
  • I primi contatti tra genitori e bambino avvengono in una notevole riduzione di contatto fisico e intimità.

Nelle madri di neonati prematuri si arriva a percentuali di incidenza di Disturbo da Stress post-traumatico del 23-35% nel periodo immediatamente successivo al parto. 

La violenza ostetrica

Un’altra situazione in cui il parto può essere traumatico è quella in cui si subisce violenza ostetrica

Ma cosa si intende esattamente per violenza ostetrica? Le tipologie possono essere queste:

  • costringere la donna a subire un’episiotomia o un cesareo non necessari;
  • costringere la donna a partorire sdraiata con le gambe sulle staffe;
  • esporre la donna nuda di fronte ad una molteplicità di soggetti senza aver chiesto il consenso;
  • separare la madre dal bambino senza una ragione medica;
  • non coinvolgere la donna nei processi decisionali che riguardano il proprio corpo e il proprio parto;
  • umiliare verbalmente la donna prima, durante e dopo il parto. 

Secondo una ricerca realizzata da Doxa per conto dell’Osservatorio sulla violenza ostetrica in Italia, il 21% delle madri con figli tra i 0 e i 14 anni dichiara di aver subìto un maltrattamento fisico o verbale durante il primo parto. Anche in altri paesi si presentano queste problematiche: nell’ambito di uno studio di Beck-Hiestermann della Scuola di psicologia di Berlino i ricercatori hanno chiesto a oltre 1000 madri di fornire informazioni sulla loro esperienza durante il parto: più della metà delle donne ha dichiarato di aver subito almeno una forma di aggressione fisica, psicologica o verbale.

L’impatto sui padri

È importante sottolineare che anche i padri possono rimanere traumatizzati dall’esperienza del parto: vedere la propria compagna sofferente, o temere per la sua vita e per quella del bambino possono portare ad un senso di impotenza oltre che di grande preoccupazione. Uno studio effettuato da Webb a Londra (2021) ha mostrato che nelle situazioni più gravi gli uomini nelle settimane successive si trovavano a vivere sintomi come flashback, incubi, attacchi di panico e irritabilità, tutti sintomi che si presentano nel PTSD.

Conseguenze

Il parto traumatico è un’esperienza da non sottovalutare: talvolta i sintomi possono proseguire per mesi o anni, e il tutto molto spesso incide sulla relazione di coppia, sulla relazione col bambino, sull’allattamento e sulla scelta di avere o meno un altro figlio.

Il trauma del parto può essere affrontato in un percorso terapeutico, sia esplorando che significato ha avuto per la madre, il padre o la coppia, che agendo sui sintomi nonché sugli aspetti emotivi e relazionali.

Quando il trauma viene affrontato in un percorso di elaborazione può esserci anche un “effetto onda positivo“. Secondo una ricerca di Beck e Watson (2016), quando una donna si sforza per affrontare la crisi, può ottenere una crescita su quattro aree:

  • aprirsi ad un nuovo presente con un atteggiamento di maggiore empatia e assertività;
  • raggiungere un maggior livello di intimità nella relazione con il partner;
  • rafforzare la spiritualità;
  • creare nuovi percorsi di vita, ad esempio facendo volontariato o diventando una professionista sanitaria per aiutare altre donne.

Se pensi di aver vissuto qualcosa di simile a ciò che ho descritto, puoi chiedermi informazioni o richiedere un appuntamento attraverso il modulo presente sul sito, mandarmi una mail all’indirizzo flore.mga@gmail.com oppure chiamare o mandare un messaggio al numero 3283451863.

Maria Grazia Flore

Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

Fonti

APA (2023),  Manuale Statistico e diagnostico dei disturbi mentali vol. 5 – TR, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Beck C.T. e Watson S. (2016), Posttraumatic growth following birth trauma: «I was broken. Now i am unbreakable», «MCN: American Journal of Maternal Child Nursing», vol. 41, pp. 264-271.

Osservatorio Violenza Ostetrica Italia https://ovoitalia.wordpress.com/indagine-doxa-ovoitalia/

Webb R. et al., Development and validation of a measure of birth-related PTSDfor fathers and birth partners: The city birth trauma scale in “Frontiers of psychology” vol 12, 2021

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